Un viaggio nel mondo del varesino Ivan Basso.
Si è chiuso il sipario sul Tour de France edizione 2002 e il trionfatore, per il quarto anno consecutivo, è Lance Armstrong.
Ma chi ha colpito veramente, almeno noi italiani, è stato sicuramente un ragazzo di venticinque anni, non ancora compiuti,
dalla straordinaria semplicità e grinta: Ivan Basso.
Volendo riassumere Basso in poche parole si potrebbe affermare che è un ragazzo onesto, umile ma determinato e con uno
straordinario senso tattico. Nonostante la giovane età, infatti, ha sempre dimostrato di ragionare come un veterano e di
saper rimanere concentrato e lucido nei momenti che contano. Personaggio molto pacato e tranquillo, capace di misurare
tutte le parole e di "spiare" i campioni per carpirne i loro segreti, ha fatto del ciclismo la propria professione.
E bisogna ammettere che non poteva fare scelta più azzeccata.
Ciò che rimane impresso di Basso non è solamente l'indubbia passione per il ciclismo e la voglia di allenarsi. Di certo non si
può ignorare la sua estrema professionalità. Ivan possiede agende in cui annota, da quando è allievo, ogni uscita: percorso,
orari, media, condizioni del tempo, frequenza cardiaca, sensazioni ed altro.
Ora che avete un'idea di che genere di corridore sia, sedetevi e rilassatevi. Siate pronti a scoprire o a ripensare ai momenti
che lo hanno visto protagonista. Immaginate i suoni, i profumi, le voci, i volti, il fruscio delle biciclette quando ti passano
accanto... Inizia il nostro viaggio!
Nato il 26 settembre del 1977 a Gallarate (Varese), la passione per il ciclismo, trasmessa dai genitori, l'ha nel sangue
fin da piccolo, tanto che a nove anni decide di scalare lo Stelvio e l'Aprica.
"I miei avevano una casetta vicino all'Aprica, così mi venne in mente di farmi tutte le salite della zona. Andavo
su con calma, mi fermavo a mangiare, poi riprendevo..."
La prima bici arriva a cinque anni e Ivan nemmeno tocca per terra. A sei, con quella bicicletta, partecipa alle prime garette.
Fino ad undici anni la squadra per cui corre rimane quella del suo paese, la San Pietro.
"Arrivai quarto nella prima corsa, ma vinsi soltanto l'anno dopo e proprio a casa, a Cassano Magnago. Ma non correvo certo
con l'assillo del risultato, era un divertimento".
Nelle categorie giovanili Basso vince in media sei/sette corse l'anno, ma la sua prima vittoria veramente importante è nel 1993,
da allievo. Si tratta della Coppa d'Oro, vinta anche da personaggi illustri come Saronni e Bugno. Un vero e proprio Campionato del
Mondo per questa categoria che non sempre offre ai ciclisti la possibilità di confrontarsi con i più forti.
La dimostrazione che questa ottima prestazione non è solo un caso e che non deriva esclusivamente dalla fortuna arriva nel 1995.
Ivan è juniores e al termine del Campionato del Mondo a San Marino è preceduto solo dall'azzurro Valentino China (Basso ha forato a
10 Km dall'arrivo). Terzo è un altro italiano, Rinaldo Nocentini.
Si arriva così all'anno che più di altri lancia questa giovane promessa: il 1998.
"Ho avuto una grossa maturazione quest'anno. È nato tutto dall'esclusione del Giro delle Regioni, ero a terra. Mi fermai per
raccogliere i cocci, convinto che alla fine dell'anno, e nella vita in generale, fortuna e sfortuna vadano sempre in pari".
E aveva ragione. Durante la stagione vince dodici gare tra cui il Trittico delle Ardenne, il giro delle Pesche Nettarine,
Montepellier-Barcellona e soprattutto il Campionato del Mondo under 23 a Valkenburg.
Questo successo è il frutto di un'ottima unità e compattezza della squadra azzurra e di una sicurezza e calma che Basso matura
nei giorni della vigilia. "Avevo le carte in regola per vincere e il morale alle stelle. I compagni sapevano che avevo fatto
dei numeri e avevano rispetto. La notte prima avevo dormito bene. Non mi importava se avrebbe piovuto o fatto freddo, chi fossero
gli avversari e cosa tramassero. Ero là per vincere o far vincere, senza tante storie". Così scatta a mezzo giro dalla
fine e giunge da solo al traguardo. La volata del gruppo premia Nocentini e DiLuca.
Le porte del professionismo si
aprono, ma Basso decide di rimanere dilettante fino a maggio "per gustarmi
la maglia e per riconoscenza verso la
Zalf", la sua squadra.
E anche da campione del mondo Ivan mantiene i piedi per terra, pur con una
giusta e consapevole ambizione. "Andrò alla ricerca del mio spazio tra i
pro. Non è necessario che diventi un campionissimo, anche se non va
necessariamente escluso. Il primo obiettivo sarà aiutare e finire le corse. Il
secondo sarà finirle davanti. E allora saranno i ds a
darmi più spazio. A ventun'anni non posso pretendere
di vincere subito".
Vince invece subito mentre ancora è tra i
dilettanti. Si inizia il 20 Marzo con il prestigioso Trofeo Taschini a Bergamo
e si prosegue il 30 dello stesso mese con la Coppa Fiera di Mercatale ad Arezzo, valida come settima indicativa
azzurra. La terza vittoria arriva a Caerano S. Marco
nel Memorial Furlan.
L'ultimo successo di Ivan in questa categoria
corrisponde alla quarta tappa del Giro delle Regioni dove veste ancora una
volta la maglia della nazionale italiana. Ora, l'iride conquistata a Valkenburg sarà custodita in un cassetto. Si ricomincia.
E si ricomincia nel mese di maggio vestendo la
maglia della Riso Scotti-Vinavil tra i
professionisti.
"Sono contentissimo che ciò sia avvenuto perché credo che sia il sogno di
ogni giovane corridore approdare alla massima categoria e mettersi al servizio
dei grandi campioni. Non sarà facile. Il mondo del professionismo è nettamente
diverso, ma ci metterò tutto l'impegno per regalare soddisfazioni alla squadra.
Spero di essere all'altezza delle aspettative."
Inizia, così, l'avventura tra i pro. Prima corsa:
il Giro d'Italia. Il ritmo è chiaramente diverso da quello dei dilettanti e
correre il Giro dopo il Regioni è "come passare dalla Terra a Marte".
Anche nella massima categoria non possono mancare le sue annotazioni che per
l'occasione sono "ospitate" dal Garibaldi, il librone del Giro con
ogni tappa descritta nel dettaglio. "Questo Giro mi deve servire a
guardare la corsa e i suoi campi, cioé a vedere come
ci si deve comportare al Giro e come si muovono i grandi; poi a trovare quel
colpo di pedale che serve con i professionisti":
La prima tappa è il momento in cui si ha
l'iniziale impatto con i campioni, e a sentire lui è stato veramente ottimo.
"Le emozioni più grandi le ho avute al
fianco di Jalabert. UN GRANDE!!". E come dargli
torto!
L'entusiasmo è tale che resiste alla foratura a quattro chilometri dal
traguardo, a quella del giorno seguente e alla fatica delle tappe successive.
Dopo sette giorni di corsa i DS Boifava e Damiani decidono che Ivan ha fatto abbastanza e optano per
il ritiro, poiché "procedere sarebbe stato dannoso". Ma Basso è
entusiasta: "La fatica è tanta, ma sono felicissimo di questa
esperienza".
La stagione continua con le prove di Coppa.
Nessuna vittoria, ma una sempre maggiore consapevolezza e determinazione che lo
portano alla sua prima convocazione in nazionale... già al primo anno tra i
pro. I mondiali sono quelli di Verona, quelli vinti da Oscar Freire. L'Italia non va a medaglie, ma il debutto del
varesino è, senza dubbio, molto buono. Pur sapendo che fare la corsa nella
prima parte avrebbe significato non arrivare competitivo fino alla fine, ha
rispettato gli ordini e ha aiutato gli altri azzurri sino a quando ha potuto.
"Abbiamo corso uniti come si corre negli under. Dovevo coprire tre ore, ne
ho coperte quasi cinque".
Archiviato il Mondiale, termina anche il primo
anno (o quasi) tra i professionisti di Ivan Basso, che riceve persino il
prestigioso Girino d'Oro. Si sa, gli esami non finiscono mai, e nel ciclismo è
necessario dimostrare sempre quanto si vale. E quale miglior modo per mostrare
quanto di buono si è fatto sinora se non scattando alla Milano-Sanremo?
In fuga sulla Cipressa ci sono Bartoli
e Dominguez. Dal gruppo che insegue esce proprio
Ivan. L'azione è splendida, nonostante sia poi ripreso proprio prima della fine
della salita. La fatica dopo le due azioni fatte (una per recuperare posizioni
e l'altra per scattare) è troppa. A Sanremo sono tutti insieme e vince Zabel.
Altro esame è il Giro d'Italia. Questa volta non
si ritira dopo una settimana, ma lo conclude. Certo, la posizione in classifica
generale non è delle migliori (termina 52° a 1h34'42''), ma la prova maiuscola
Basso la offre nella quattordicesima tappa. Si parte da Selva Val Gardena e la
giornata presenta Mendola, Tonale e Gavia. Tra i sedici della fuga partita al mattino c'è anche
Basso che, così, si trova a transitare con i primi sulla mitica vetta. "È
una corsa in cui sto imparando tanto: passare il Gavia
tra i primi è stato come vincere il Giro. Ho imparato a fare sforzi che non
immaginavo neppure di poter sostenere. Per un ragazzo di ventidue anni credo
sia importante".
Dietro di loro si scatena la bagarre e alla fine vince Simoni.
Basso conclude a 1'53''.
Il nove di Agosto parte il Regio Tour. Prima
tappa e primo successo tra i professionisti per Ivan. Ma non è tutto, poiché si
aggiudica anche la semitappa a cronometro della terza tappa. La classifica
finale vede vincitore il suo compagno di squadra Filippo Simeoni
che lo precede di 29''.
Il 2001 è un anno di cambiamenti per Basso. "Il cambiamento è partito dalla vita
extrasportiva. Il matrimonio con Micaela è stato una scelta che abbiamo
fortemente desiderato. Tutti e due credevamo che era il momento giusto per
farlo. La conosco da un anno e mezzo e abbiamo un rapporto molto bello, anche
con le rispettive famiglie. Questa situazione mi regala tanta tranquillità
psicologica, una cosa di cui ogni atleta ha estremamente bisogno". Dal
punto di vista sportivo Ivan cambia squadra e passa alla Fassa Bortolo di
Ferretti. "Mi colpì subito, e adesso posso confermare di essere rimasto
affascinato dalla dedizione che Ferretti ha per il ciclismo. Ha una grinta
eccezionale, tutto quello che ruota intorno alla bicicletta lui lo conosce
bene".
La stagione comincia al Giro del Mediterraneo.
Nella prima tappa, con il Mont Faron,
Basso precede allo sprint Rebellin e rimane in testa
alla classifica generale sino alla quarta tappa, dove è costretto a ritirarsi a
causa di una brutta caduta. Ad aprile affronta per la prima volta le classiche
delle Ardenne. Sia alla Freccia Vallone che alla
Liegi si comporta come se corresse queste due corse da una vita, usando la
testa e la sicurezza che lo contraddistinguono.
Alla Freccia Ivan risponde a tutti gli scatti
iniziali fino a quando, al sesto chilometro, si forma il gruppetto che
caratterizza la corsa. A una trentina di chilometri dall'arrivo esce dal gruppo
Rik Verbrugghe, che
riprende il drappello al comando prima della penultima asperità, la Cote de Ahin,
a 13 km
dalla fine. Come prevedibile, la corsa si decide sul muro di Huy, 800
metri con punte al 25%. Il belga scatta e l'unico a
tenere la sua ruota è Basso, che però cede negli ultimi 500 metri. Al traguardo
trionfa Verbugghe, e Ivan non può far altro che
arrivare secondo. "Io ho un po' di delusione, però ho dato veramente tutto
e c'è poco da recriminare quando si perde da uno che si dimostra più forte. Lui
aveva una condizione stratosferica e comunque non mi sono mai abbattuto. Sapevo
bene che il Muro ci avrebbe messo allo scoperto. Lo avevo già fatto nel '98,
durante il trittico delle Ardenne, ed era proprio
terribile come me lo ricordavo. Però non ho mai mollato. Ho creduto fino
all'ultimo di poter vincere, ma lui non ha avuto cedimenti".
Buon lavoro anche nelle Liegi, dove Ivan si mette
a disposizione dei compagni di squadra Frigo, Casagrande
e Rumsas. Insomma, un debutto veramente fortunato.
"L'impatto è stato come me lo aspettavo: c'è una grande atmosfera e tutti
i corridori sentono molto la gara. Sono sensazioni che provi solo in queste
corse, sembra che ci sia più passione". Arrivano altre due vittorie: la
sesta tappa della Bicicletta Basca e la quinta del Giro d'Austria. E arriva
anche il quarto posto al campionato nazionale, vinto invece da Daniele Nardello.
Un altro momento decisivo della sua carriera è
senz'altro la prima partecipazione al Tour de France.
Già nella seconda tappa entra nella fuga decisiva di sedici uomini e giunge
ottavo all'arrivo. Durante la settima tappa, invece, promuove una fuga che
comprende anche Jalabert, ma purtroppo, a causa della
strada in non perfette condizioni, Basso scivola in una curva. Frattura della
clavicola e della mano destra, e fine del suo Tour. "Purtroppo lascio
questo Tour con grande dispiacere perché è una corsa stupenda, ma mi rimane un
immenso bagaglio di esperienza e la soddisfazione di aver corso sette giorni di
Tour de France". Jalabert
vince la tappa e ammette che il più forte tra i corridori in fuga era proprio
Ivan Basso e che temeva soltanto lui.
Ai primi di agosto Basso torna in sella pronto ad
allontanare la sfortuna. Si comincia a pensare al Mondiale di Lisbona.
"Parlare di Mondiale significa per me ricordare Valkenburg.
A Lisbona voglio esserci, e anche da protagonista". Degli azzurri Basso è
tra i migliori. Sempre attento e concentrato, la squadra ha potuto contare su
di lui fino in fondo. Lo stesso commissario tecnico Ballerini è soddisfatto del
lavoro di Ivan: "Basso è un ragazzo già dotato di grandissima maturità.
Gli ha fatto bene correre il Mondiale al servizio della squadra. Lo ha fatto
con la dedizione, il tempismo e la padronanza di un corridore di mestiere. È in
corsa che si impara a diventare grandi".
Per la cronaca, Freire vince il suo secondo Mondiale
e il miglior italiano è Bettini, giunto secondo.
Le corse finiscono, ma alla Fassa Bortolo si
lavora ancora. Basso pedala in una posizione sbagliata: è troppo alto e il suo
consumo energetico è enorme. Consapevoli della cosa, Basso e Ferretti
consultano un esperto a Düsseldorf, in Germania, con
l'obiettivo di dare al corridore una posizione più aereodinamica
e redditizia in modo da poter pedalare in agilità. Dopo vari test si arriva a
sviluppare nuovi telai più corti e più bassi. Forte di queste rivoluzioni
tecniche Ivan si presenta ancora più determinato e carico all'avvio della
stagione 2002.
Siamo nel 2002. Buoni
piazzamenti, già a partire da febbraio, nella Vuelta Valenciana.
Due terzi posti e un secondo nella tappa più dura con sei gran premi della montagna
e arrivo in salita a quota 950
metri. In più, la seconda posizione in classifica
generale a soli nove secondi da Zulle.
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